Da sempre cuore pulsante del paese, la piazza del Kuèrc è stata per secoli sede dei più importanti palazzi civili e religiosi di Bormio. Una serie di lavori e campagne di scavi degli ultimi cinquantanni hanno portato alla luce reperti risalenti al 1000 a.C.. Millenni di storia per un paese unico sulle Alpi.
Arte e Cultura a Bormio – un opportunità in più
La Chiesa Collegiata dei Santi Gervasio e Protasio a Bormio
La Collegiata, intitolata ai santi Gervasio e Protasio, si affaccia maestosa su piazza del Kuérc, la piazza principale di Bormio. Anche se la prima citazione di una chiesa a Bormio, definita Battesimale, è da ricercarsi in un documento di Carlo Magno dell’803 d.C, il primo documento a trattare con precisione di questo edificio di culto si ha nel 824 con un diploma dell’imperatore carolingio Lotario I.
Nel corso delle guerre di religione che insanguinarono nel seicento la Valtellina (Sacro Macello) l’edificio fu gravemente danneggiato dalle truppe Svizzere nel 1620 e completamente distrutto l’anno successivo da quelle Spagnole. A seguito di quelle tristi vicende la chiesa venne ricostruita e i lavori terminarono nel 1641.
Dell’edificio originario possiamo ancor oggi ammirare i tre portali in marmo bianco presenti lungo i muri perimetrali. Due di essi, posti sulla facciata principale, sono sovrastati da lunette affrescate risalenti verosimilmente al XV secolo.
Di notevole pregio storico sono anche gli affreschi dipinti sulla volta che unisce la sacrestia alla canonica. Datati 1393, raffigurano il Cristo Pantocratore accanto alla Madonna, agli apostoli e ad alcuni profeti.
Cinquecenteschi sono invece lo snello campanile e l’edificio che sorge sulla sinistra della chiesa, oggi noto come Sala Colonne e originariamente adibito a ossario e oratorio della confraternita del SS. Sacramento.
La chiesa attuale, particolarmente ampia al suo interno, è coronata da otto cappelle laterali sulle quali ancor oggi capeggiano le insegne araldiche delle nobili famiglie bormine che in passato ne detenevano il patronato.
Il luminoso altare maggiore è invece impreziosito da due pale dipinte nel 1721 da Giuseppe Prina e raffiguranti il Martirio dei Santi Gervasio e Protasio e Il trasporto delle loro reliquie. Di particolare pregio è anche la tela che domina il coro e intitolata il Trionfo della Musica Liturgica. Dipinta tra il 1666 e il 1678 è opera degli artisti Carlo Marni, Paolo Colberg e Baldassarre Rocca.
Nella cappella a sinistra dell’altare maggiore, sovrastata dall’imponente organo seicentesco, è invece collocato il gruppo scultoreo di Cristo nel Sepolcro. Le statue, di dimensione reale e particolarmente efficaci dal punto di vista scenico, vennero intagliate a partire dal 1647 dall’artista locale Giovanni Pietro Rocca.
All’interno della cappella del Santo Sepolcro sono ben riconoscibili il Cristo (copia sostitutiva dell’originale andato disperso), la Madonna, San Giovanni Evangelista, Nicodemo, Giuseppe d’Arimatea, Maria Maddalena, Maria di Cleofa e Maria Salomè.
Molto altro si potrebbe aggiungere su tele, sculture, intarsi e intagli presenti all’interno di questa importante chiesa, sede principale delle liturgie eucaristiche Bormine e oggetto di preziose opere di restauro negli ultimi anni sotto la guida degli Arcipreti di Bormio: Don Antonio Della Bella e Don Giuseppe Negri.
Buona scoperta di Bormio e dei suoi tesori ”nascosti”
Stefano e tutto lo staff di Albergo Adele
Note curiose
Nei mesi invernali la chiesa gode di un riscaldamento a pavimento, realizzato nei primi anni duemila in sostituzione del vecchio impianto ad aria. Questo importante investimento ha portato notevoli benefici alla salvaguardia delle opere d’arte presenti all’interno della chiesa e notoriamente molto sensibili alle polveri (tele e quadri) e agli sbalzi di temperatura (organo).
Coordinate geografiche del sito: 46°28’03.89” N 10°22’38.68’’ E – UTM 32T 605753 5146941
Escursioni nei pressi del sito: Passeggiata del benessere, dell’arte e della cultura.
Schede culturali correlate: La piazza del Kuérc;
Fonti e testi: CMAV cartelli informativi – Wikipedia – fonti private
Revisione dei testi: Eugenio Rossetti
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