Ossario di Cepina
(anche detto Oratorio di San Giuseppe)
Cepina – Valdisotto
Realizzato tra il 1719 e il 1743, l’Ossario di Cepina (anche detto Oratorio di San Giuseppe) è uno dei più pregevoli capolavori artistici dell’intera Valtellina. Tra le testimonianze storiche a sostegno della nostra affermazione si può trovare lo scritto di Santo Monti che nel suo prezioso volume: Storia ed arte nell’antica provincia e diocesi di Como, pubblicato nel 1902, dichiara l’ossario di Cepina quale monumento Nazionale. Non manca poi l’elogio del Re Vittorio Emanuele III che, durante la sua visita alle truppe nel corso della Prima Guerra Mondiale, rimase particolarmente colpito dalla finezza e dalla preziosità dell’opera.
Lo stabile, utilizzato come ossario fino agli inizi del ‘900 e come battistero tra il 1933 e il 1970, si presenta al visitatore con pianta rettangolare dalla larghezza di circa dieci metri sul lato lungo e circa sei metri sul lato corto. L’edificio, chiuso su tre lati, presenta sul lato sud la sua facciata principale; questa è contraddistinta dalla splendida inferriata in ferro battuto, circondata da un pregevole affresco del pittore Valtellinese Pietro Ligari.
Le pareti interne e il soffitto a volta unica, tutti meravigliosamente dipinti, fanno di questo luogo una vera e propria perla d’arte. Un capolavoro di maestrie aperto alla contemplazione di tutti, in ogni ora e in ogni stagione.
L’Ossario è stato nel tempo soggetto a interventi di conservazione e restauro (l’ultimo nel 2009) che oggi ci consentono, dopo quasi tre secoli, la possibilità di godere appieno di questo capolavoro storico-culturale, patrimonio della Valdisotto e della Valtellina intera.
L’inferriata in ferro battuto
La meravigliosa inferriata fu realizzata tra il 1725 e il 1727 dai maestri Giuseppe Pini, Carlo Colturi e Giacomo De Gasperi. L’opera si mostra al visitatore suddivisa su tre arcate, sostenute e separate da due eleganti colonne in pietra poggianti su di un basso muretto (ad eccezione dell’arcata centrale).
Le cancellate delle arcate laterali presentano una altezza di tre metri per poco più di due metri di larghezza. La cancellata centrale invece, con funzione di ingresso, presenta un’ altezza di poco più di quattro metri per due metri e settanta di larghezza. Dimensioni decisamente ragguardevoli per un capolavoro artistico interamente realizzato a colpi di martello su ferro incandescente ma per il quale la raffinatezza compositiva, impreziosita dal forte valore simbolico degli elementi rappresentati, offre all’osservatore un’ opera “leggera” ma al tempo stesso incredibilmente attrattiva.
Osservando con maggiore attenzione la cancellata, di stile baroccheggiante, è possibile notare un complesso disegno artistico e allegorico nel quale spiccano le rappresentazioni di tulipani (simbolo di pace, rinnovamento e ricerca spirituale), gigli (simbolo di purezza), rose (fiore mariano per eccellenza) e spirali (simboleggianti l’eternità, il prolungamento all’infinito, la continuità ciclica e progressiva).
Le opere pittoriche
Le opere pittoriche dell’ossario di Cepina furono realizzate tra il 1733 e il 1743 ad opera di Pietro Ligari, Alessandro Valdani, Giovanni Billi. Gli affreschi, tutti legati al tema della resurrezione, sono tesi a esaltare il forte contrasto tra la precarietà della condizione umana e la necessaria fiducia verso la vita eterna. Molteplici scenari raffiguranti diversi personaggi ed episodi biblici sono magistralmente collegati tra loro, sia nella pittura che nel significato simbolico, per fornire all’osservatore un unico e meraviglioso quadro d’insieme. Il tutto, come spesso accade in arte, aggiunge al valore artistico un profondo significato catechistico.
L’esterno
Al Ligari si attribuisce l’affresco posto sopra la cancellata sul lato esterno dell’edificio. Nell’opera sono raffigurati Re Davide, Giobbe, e il regno dei morti. Il messaggio che il dipinto vuole proporre è legato alla provvisorietà della vita e della condizione umana, provvisorietà alla quale si contrappone la fiducia nella vita eterna. Re Davide, raffigurato con l’arpa, rappresenta l’eternità attraverso la salvezza e la fiducia in Dio.
Sull’altro lato, Giobbe, duramente messo alla prova da Satana, ci ricorda quanto la realtà terrena sia solo temporanea ed effimera. La vicenda di Giobbe rappresenta inoltre la contraddizione tra il giusto che soffre senza colpa e il malvagio che invece prospera: egli è la metafora di una ricerca della giustizia che dovrebbe colpire chi fa il male e assolvere e premiare chi fa il bene.
L’interno
L’interno dell’ Ossario, dipinto tra il 1739 (Valdani) e il 1743 (Billi), è opera di Alessandro Valdani (gran parte dei dipinti) e di Giovanni Billi (alcune piccole parti).
Le opere, realizzate su diversi spazi e raffiguranti diversi personaggi e scene, si uniscono nel trasmettere un unico messaggio di speranza e fiducia verso la vita eterna e la resurrezione dai morti.
Al centro, proprio di fronte all’ingresso, si trova un piccolo altare dedicato a San Giuseppe. L’altare, proveniente dalla cappella di San Gaetano da Tiene di Bormio (non più presente ai nostri giorni) è impreziosito da un’ opera pittorica raffigurante la scena della buona morte di San Giuseppe che, sereno fra le braccia di Gesù benedicente e con Maria abbandonata al proprio dolore, sembra esser colto mentre esala il suo ultimo respiro.
La volta
Al centro della volta si trova l’Ascensione di Maria al Cielo, dove è ben raffigurata la Vergine che, con viso giovane e sereno, viene accompagnata in cielo da angeli dalle fanciullesche sembianze.
Ai lati della volta sono invece raffigurate le virtù della carità (con i bambini) e della speranza (con l’ancora). Il quadro d’insieme fornisce pertanto una rappresentazione delle tre virtù teologali: fede, speranza, carità.
Le pareti laterali
Tutte splendidamente affrescate, le pareti laterali mostrano raffigurazioni di pregevole fattura tra le quali spiccano per grandezza e posizione le scene raffiguranti il profeta Ezechiele nel campo coperto di ossa (sul lato ovest) e la discesa di Gesù agli inferi (sul lato est). Pregevoli sono anche le immagini allegoriche presenti nelle lunette quali la raffigurazione del Tempo (QVIA TEMPVUS NOT ERIT AMPLIVS – non c’è più tempo) e il sepolcro dei puri (con il giglio e l’occhio di Dio).
Sulle pareti, meravigliosamente raccordate in unico grande quadro d’insieme, si trovano inoltre quattro medaglioni monocromi rossi e quattro verdi. Nei medaglioni rossicci sono rappresentate scene del vangelo quali la visita di Maria a Elisabetta, la fuga in Egitto, l’angelo custode che indica la strada e accompagna Tobiolo, l’incontro sulla strada di Emmaus tra Gesù e i discepoli. Nei medaglioni verdeggianti sono invece raffigurate le quattro virtù capitali: sapienza (con il serpente), temperanza (con la brocca), fortezza (con la colonna), la giustizia (con la spada e la bilancia).
Ezechiele nel campo coperto di ossa (breve approfondimento)
La scena rappresentata il capitolo 37 del libro di Ezechiele intitolato: le ossa aride. Il capitolo racconta la visione di Ezechiele che, trasportato dallo Spirito di Dio in una valle piena di ossa, inizia a profetizzare secondo la parola di Dio. Come promesso dal Signore le ossa tornano a vivere ricoprendosi di muscoli, carne e spirito. La scena biblica, qui magistralmente raffigurata, esprime una chiara visione della resurrezione.
Discesa di Gesù agli inferi (breve approfondimento)
La scena propone il capitolo 15 della prima Lettera ai Corinzi. Nell’affresco, anch’esso piena rappresentazione della resurrezione, Gesù spalanca ad Abramo la porta del regno dei morti. Sopra la porta divelta sta il Diavolo, raffigurato con la coda attorcigliata e terminante a punta di freccia, che osserva sconsolato e impotente la vittoria del Cristo. Dietro a Gesù troviamo invece un uomo e una donna già risorti, personaggi attribuiti ad Adamo ed Eva.
(20 Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. 21 Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; 22 e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. 23 Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; 24 . Cor.15,20-22)
Buona scoperta dei tesori culturali dell’Alta Valtellina
Stefano e tutto lo staff di Albergo Adele
Note curiose
Nella didascalia della raffigurazione dedicata al Tempo viene richiamato il XIV capitolo del libro dell’apocalisse. Nella suddivisione attuale del vangelo la frase non si trova nel capitolo XIV ma nel capitolo X.
Coordinate geografiche del sito
46°25’40” N 10°21’21’’ E – UTM 32T 604179 5142488
Ubicazione dell’ossario:
via Roma, 51 – 23032 Cepina – Valdisotto (SO)
Testo realizzato da:
Stefano Bedognè
Fonti e testi
- Manuela Gasperi (testi privati)
- CMAV cartelli informativi
- Centro Studi Storici Alta Valtellina
- Tullio Urangia Tazzoli vol. 2 L’Arte
- “L’ossario di Cepina: Segno di Fede” di Angela Martinelli e Rita Sosio
- Franco Pozzi (informazioni private)
- Wikipedia
- Bibbia
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