Vacanze e COVID-19: cosa è cambiato nel mondo dell’ospitalità?
Cosa è cambiato nel mondo dell’ospitalità alberghiera? Quali procedure avete attivato per mitigare il rischio COVID-19? Come posso fare una vacanza in tempo di pandemia?
Quelle appena riportate sono le principali domande che ci vengono poste nelle ultime settimane. A queste domande abbiamo imparato a rispondere facendo esperienza su noi stessi e con gli ospiti che hanno soggiornato nel nostro albergo a partire dal 6 giugno, data della nostra riapertura.
Partendo da noi possiamo dirvi che i mesi di lock down hanno colpito la nostra emotività non meno di quanto sia capitato ad ogni cittadino. Il COVID-19 si è portato via qualche caro amico e la nostra consolidata esperienza di gestione alberghiera è improvvisamente scomparsa. Come moltissimi altri alberghi, in modo completamente inatteso, ci siamo trovati a dover chiudere la nostra attività nei primi giorni di marzo. Da un giorno all’altro ci siamo trovati con l’albergo vuoto. Disdette a raffica e ospiti in fuga per tornare nelle loro abitazioni fuori dalla Regione Lombardia. In verità l’emorragia di clienti stranieri era già cominciata da qualche settimana ma la situazione era, come per tutti, completamente imprevedibile. Con le nostre paure e con quelle degli ospiti siamo entrati nel periodo di chiusura generale. Senza più energie per rassicurare gli altri e ancor meno per rassicurare noi stessi.
Per alcuni giorni abbiamo cercato di riprenderci. Abbiamo provato a immaginare una pronta ripartenza. Ci siamo illusi di poter festeggiare la Pasqua come tutti gli anni. Lentamente le settimane passano, le illusioni scemano, le notizie sono peggiori di giorno in giorno. Per quanto possibile anticipiamo le nostre abituali piccole manutenzioni e le nostre classiche grandi pulizie di fine stagione. Vogliamo farci trovare pronti al momento della riapertura. Vogliamo tornare ad accogliere i nostri ospiti. Vogliamo rivedere i nostri collaboratori, ormai parte della famiglia.
Nel frattempo i giorni e le settimane passano. Le notizie sono sempre più drammatiche e le ipotesi di ripartenza lasciano intravedere la possibilità di riapertura solamente a fronte di temutissimi protocolli di sicurezza.
In tale situazione, anche il nostro animo imprenditoriale è duramente provato. Ci interroghiamo ampiamente su come riaprire e soprattutto: se riaprire.
Telefonate e email da amici e ospiti di tutto il mondo ci regalano costantemente un sorriso. Ci ricordano con piacere i numerosi bei rapporti che nel tempo abbiamo potuto costruire grazie al nostro lavoro. Lavoro che per noi è prima di tutto passione.
Guardandoci negli occhi decidiamo per la riapertura. Vogliamo tornare alla nostra routine. Alla nostra turbolente quotidianità.
Nel frattempo anche le istituzioni regionali e governative hanno allentato la morsa e i temuti protocolli cominciano a essere disponibili per un’attenta lettura. Scorrendo le pagine capiamo che la parola d’ordine è: sanificazione. Li per li non capiamo immediatamente che sanificazione è sinonimo di pulizia accurata. Certo, rispetto ad una normale pulizia, la sanificazione prevede l’uso di particolari prodotti “sanificanti”. Con l’aiuto e il supporto dei nostri fornitori storici, cerchiamo di capire quali detergenti dovremo utilizzare e come. Quando realizziamo che questi prodotti sono da noi abitualmente usati già da molti anni, la sorpresa è grande. Il nemico più temuto è già un nostro alleato?!
Il secondo gradino è il distanziamento dei tavoli nella sala da pranzo. Metro alla mano ci mettiamo di buona lena per ipotizzare un grosso cambiamento. Dopo meno di un’ora, tolti 4 tavoli, la nostra sala da pranzo è ugualmente in grado di ospitare dalle 40 alle 50 persone a seconda dell’occupazione dei posti a sedere. Un altro problema è alle spalle.
A questo punto ci resta solamente di terminare le ultime pulizie e fissare la data di riapertura. Per consentirci di fare le cose al meglio decidemmo che il grande giorno sarà sabato 6 giugno 2020.
Fissata l’importante data la tensione comincia a crescere. In famiglia iniziamo la convivenza con distanze e mascherina. Alle nostre nuove domande sulla pulizia rispondiamo con corsi on line sui prodotti sanificanti. Alle domande sulla gestione degli ospiti e dei servizi replichiamo studiando le linee guida dell’ Istituto Superiore di Sanità e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ci sentiamo pronti ma preoccupati. Non è semplice dover stravolgere meccanismi rodati in più di 60 anni di attività. Chiaro, i cambiamenti ci sono sempre stati, ma mai cosi drastici.
Il 6 giugno arriva. Apriamo i battenti ma alle ore 20.00, richiudiamo la porta. Nessuna prenotazione e nessun ospite.
Il 7 giugno, nel pomeriggio, il primo ospite di questa nuova stagione entra nel piazzale di Albergo Adele. La nostra tensione è elevatissima. Forse anche paura. Mai come prima quel cliente rappresenta per noi l’ignoto. In linea teorica possiamo addirittura essere l’uno nemico dell’altro in quanto possibile fonte di contagio.
Ho ancora ben chiare nella mente le mie sensazioni quando quell’uomo ha salito i primi scalini che portano all’ingresso. Tremavo, più del solito. Ho aperto la porta e in maniera istintiva ho sorriso dicendo: Buongiorno, ben arrivato! In meno di un respiro tutto si era fatto più lieve. Il mio sorriso, coperto dalla mascherina, aveva riportato il sereno nel mio animo. La stessa cosa è capitata a tutti noi, famiglia e collaboratori. Quel primo cliente ha risvegliato in noi la nostra passione, il piacere nel fare il nostro lavoro. Quel temuto “straniero” era tornato a essere il nostro benvenuto. Ospite della nostra casa e della nostra famiglia.
Pian pianino passano i giorni e passano le settimane. Nuovi clienti arrivano e partono. Tra loro non mancano i nostri affezionati ospiti abituali. Con essi si parla, ci si confida. Negli anni, pur nel rispetto dei ruoli, siamo diventati amici. Nel chiacchierare scopriamo che le nostre passate paure erano le loro paure. Entrambi siamo vittime di troppe settimane di bombardamento mediatico. Ci raccontano che per “ripartire” hanno scelto Albergo Adele perché per loro è una seconda casa, un luogo sicuro. Ci siamo emozionati. Non si può negare.
Ma allora, cosa è cambiato nel mondo dell’ospitalità alberghiera? Quali procedure abbiamo attivato per mitigare il rischio COVID-19? Come possono le persone fare una vacanza in tempo di pandemia?
La nostra risposta è che non è cambiato nulla. Si, è vero, ci sono delle procedure e delle accortezze da rispettare. Ci vuole maggior distanziamento e pazienza. Ma l’ospitalità italiana è rimasta invariata. Siamo fermamente convinti che gli alberghi italiani, in fatto di pulizia e cura degli ospiti, non siano secondi a nessuno. Con piena convinzione crediamo che le vacanze, oggi come ieri, possano essere una cura per la paura di ciò che non conosciamo.
Mentre sto scrivendo questo pezzo è passata una nostra ospite. Una simpatica signora di ottantotto anni che da anni frequenta Bormio per le cure termali. Cosi mi ha detto:
“Caro Stefano, sto veramente bene. Il vostro cibo, la vostra attenzione, le vostre belle camere, i fiori. Grazie Stefano, mi fate commuovere.”
Anche se parte del volto è coperto dalla mascherina, gli occhi lucidi mi hanno trasmesso quel sentimento. A emozionarci, sicuramente, siamo stati in due.
A nome di tutta la famiglia di Albergo Adele – Bormio
Stefano Bedognè
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