Cosa rappresenta per te la montagna o una vacanza in montagna?
Un racconto di fantasia nato da un gioco con i nostri amici di Facebook. Dalle loro risposte (parole in grassetto) è nato il testo qui proposto. Spero vi piaccia!
Il tema della conferenza odierna è incentrato sulla montagna del futuro. Tra pochi minuti una carrellata di slides incredibilmente professionali e cariche di dati ruoterà insistentemente attorno alla codifica del mercato globale, del mercato interno, domanda e offerta, servizi, emozioni, promozioni e chissà cos’altro. Questo non mi preoccupa. Sarà una occasione di lavoro come le altre. Alcuni seri spunti di riflessione conditi da frasi fatte e banalità. Ciò che in parte mi turba è invece il titolo dell’incontro: Cosa rappresenta per te la montagna o, più semplicemente, una vacanza in montagna?
Quando alcune settimane fa avevo ricevuto per email l’invito alla conferenza non ero stata particolarmente colpita dalla questione. Avevo letto la email di invito ma non le avevo dato grande importanza. Giorno dopo giorno però quella semplice domanda ha cominciato a frullarmi sempre più vorticosamente nella testa scatenando nel mio intimo un vero e proprio turbinio di ricordi e sentimenti.
Oggi, senza dubbio la montagna rappresenta per me un luogo di vacanza e rigenerazione. Ma questa definizione, seppur reale, non mi soddisfa. Vorrei essere in grado di dare colore a questa risposta d’istinto. Vorrei che il mio pensiero fosse più carico di emozione e che mi desse la carica per tornare ad amare quella terra dove sono cresciuta e dove, ancora oggi, sono tenacemente aggrappate le mie radici. Seppure, al presente, la montagna è nella mia vita poco più di un frastagliato profilo all’orizzonte, il mio passato è tutto là. Pietra su pietra.
L’università, i master, l’apprendistato e il lavoro in una tra le più prestigiose società internazionali di pubblicità e marketing mi hanno portata lontano. Ho vissuto in diverse città e nazioni del mondo. Ho stretto amicizie e rapporti di lavoro con persone che parlano lingue diversa dalla mia, con altre storie, altre culture, altre religioni, altri gusti. Sono sempre stata dinamica e intraprendente, forse in talune circostanze anche sfrontata e irrispettosa. Ma oggi mi sono trovata inaspettatamente di fronte allo specchio della vita. Una semplice domanda ha cancellato tutto il mio rincorrere il mondo e mi ha improvvisamente riportato indietro di alcuni anni, all’età dell’adolescenza, agli anni in cui le regole dei miei genitori parevano essere una insensata repressione alla mia libertà di giovane donna.
Oggi, alla semplice domanda del convegno, nel mio cuore non saprei rispondere. Ho preparato il mio intervento. Certo. È un lavoro professionale, come sempre.
Ma se seduti tra il pubblico di oggi ci fossero i miei nonni Maria e Beniamimo, nel sentirmi parlare forse si vergognerebbero di me. Ah la mia nonna. Lei si che la risposta ce l’aveva. E ne sono sicura perché in un pomeriggio di inizio inverno di tanti anni fa, presa dai miei sconforti e galvanizzata dalle mie finte sicurezze le feci quella stessa domanda. Le chiesi proprio così: Nonna, ma per te cosa rappresenta la montagna?
Ancora oggi ricordo con chiarezza il suo viso e, se chiudo gli occhi, sento ancora il profumo del fumo e il crepitio della legna che inizia ad ardere. La nonna stava carponi e soffiava dolcemente in direzione delle poche braci rimaste dall’ora di pranzo. Terminata la moka si era appisolata sulla sua sedia a dondolo. La sua vecchiaia ormai la passava tutta là, con gli occhi a guardare il paesaggio fuori dalla finestra e il fianco rivolto alla vecchia stufa in ghisa. Il breve pomeriggio di dicembre aveva ridotto la legna a poche braci ma lei, con pazienza, cercava di rinvigorirle per portare la fiamma a un nuovo ceppo di larice. Noi al suo fuoco non ci badavamo mai, per noi era un gesto inutile. In casa c’erano termosifoni e riscaldamento. La stufa era per noi solo una mania della nonna. Ma per lei era diverso. Accendere il fuoco la faceva sentire meno sola. Diceva spesso che lo scoppiettare delle braci e il calore della stufa le ricordavano le sue radici; La riportavano alla giovinezza, ai suoi ricordi, agli abbracci del nonno.
Quando le posi la fatidica domanda, gli occhi della nonna si accesero di una luce che non conoscevo, quasi le avessi accarezzato l’anima. Si voltò, mi guardò per un istante e mi chiese il perché di quella strana domanda.
Io li per li balbettai, tutte le mie presunte certezze di adolescente erano svanite come neve al sole di fronte alla profondità dello sguardo della nonna. Come tutti i giovani credevo di avere una risposta pronta per tutto ma, forse, oggi capisco che non avevo vere risposte per nulla. Come forse è giusto che sia a quell’età. Credevo che i miei genitori, con quelle che allora consideravo ingiuste regole, mi stessero rubando la gioventù. Il mio diritto di essere giovane, libera e spensierata. Da li a poco avrei lasciato le amiche di una vita per andare in una università lontana. Cercavo e volevo il meglio. Ma in fondo, in verità, il meglio cos’è? Oggi forse sceglierei diversamente ma quel che è certo è che proprio quel giorno mia nonna mi disse che le scelte vanno meditate attentamente, ma una volta prese vanno rispettate e vissute con coraggio fino alla fine perché è solo là che si scopre il loro vero valore e il loro insegnamento. Mi disse che anche questo lo aveva imparato dalla montagna. Ovviamente queste frasi, raccontate così, potrebbero sembrare scontate. Ma per lei non lo era affatto. Quelle parole, dette da mia nonna avevano tutto un altro sapore, perché la Maria era originaria della bassa Padana, la terra più piatta d’Italia.
Le montagne le aveva conosciute quando ormai era già una giovane donna. In una breve vacanza con delle amiche era stata a Bormio e là aveva conosciuto il nonno, una giovane Guida Alpina e maestro di sci. La nonna lo ha beffeggiato tutta la vita ricordandogli che prima di incontrare la Maria della Bassa era solo un brontolone solitario, e che se non fosse arrivata lei a smussarlo e il lavoro a obbligarlo tra la gente, non se lo sarebbe mai pigliato nessuno.
La scenetta era più o meno sempre la stessa. Sembrava che entrambi se la ripetessero per potersi guardare negli occhi e sorridere. Il nonno che ho conosciuto io era un taciturno chiacchierone, retto nella sua moralità, ma anche un turbine di energia dal grande cuore d’oro. La nonna, al contrario, era tranquilla e di poche parole. Ai lunghi brontolii del marito rispondeva sempre con teneri sorrisi e proverbi del mondo agricolo. Forse fu veramente questa la strana alchimia che riuscì a tenerli uniti fino a quando il brutto male si portò via il nonno. La Maria della Bassa da quel giorno perse un po’ di luce nello sguardo ma, tuttavia, restò ugualmente colma di una contagiosa serenità. Mi disse che anche quello glielo aveva insegnato la montagna.
Chiuso lo sportello della stufa, voltò la sua sedia verso il divano e fissandomi diritta negli occhi mi disse: Cos’è la montagna? Per me la montagna è un continuo abbraccio impregnato di amore. La montagna ogni giorno mi ricorda il mio Beniamino. La nostra gioventù, i momenti di amicizia e di felicità. Non ci crederai ma il nonno e i suoi amici a far baldoria non erano secondi a nessuno. Fu proprio per quelle occasioni che rispolverò la fisarmonica e riprese gli studi col suo vecchio maestro Ennio. A quei ragazzi piaceva incontrarsi a suonare, cantare e prendersi burla l’uno dell’altro. In quelle serate di festa si sono saldate le amicizie di una vita.
La montagna per me non è un luogo. Per me la montagna è il nonno. È lui che me l’ha fatta conoscere e me ne ha fatta innamorare. Mi ha insegnato a riconoscere casa dalla cima del Gran Zebrù, quando nel fondovalle era ancora notte e lassù, in un freddo che gelava il respiro, la luce dell’aurora cominciava a far assaporare la meraviglia di un nuovo giorno. E poi la magia dell’alba, il sorgere del sole, l’incanto di una bellezza talmente effimera da ricordare l’infinito. Attimi tanto diversi tra loro ma altrettanto simili e impalpabili. Un breve attimo di spiritualità e introspezione nel quale entrambi ci sentimmo in paradiso.
Quello ovviamente non fu l’unico dono che mi fece tuo nonno. Più volte, nel corso degli anni, mi riempì di vita il cuore. Per lui le montagne erano come cattedrali della natura, un regno della bellezza adornato di opere d’arte tutte da scoprire. Lui non si faceva mai intimorire dalla maestosità dell’ambiente. Mi diceva sempre che in quei luoghi avevamo la fortuna di incontrare il creato. Mi faceva passare intere giornate con il naso all’insù alla scoperta di guglie di roccia e candele di ghiaccio. Fino all’ultimo tuo nonno ha guardato alla montagna con familiarità ed estasi. Un vero e proprio senso di appartenenza. Lui la viveva cosi, senza bramosa libidine ma come luogo di pace e purezza. La montagna era il suo attimo di poesia, il suo scacciapensieri nei momenti di tristezza. Con lui ho imparato a vivere la natura con rispetto. Ho imparato a riconoscere il suono del silenzio, la leggerezza data dalla libertà ma anche l’amaro peso lasciato dai ricordi di amici che dalla montagna non sono tornati. Attimi di spensieratezza e serenità, congelati per sempre in ricordi carichi di emozione.
Io non sono mai riuscita a vivere la montagna in simbiosi come lui, ma ugualmente l’ho amata. In fondo, ogni persona ama a modo suo, non c’è una regola. Per me oggi guardare la montagna vuol dire tranquillità e benessere. È un momento di quiete e spensieratezza dove posso viaggiare nei miei ricordi. La vita, come la montagna, mi ha dato e tolto molto ma oggi più che mai per me è tutto. In quelle linee contro l’orizzonte c’è tutta la mia vita. La Maria della bassa oggi non c’è più.
Dottoressa Lina, mi scusi, tocca a lei.
Ah si, eccomi, scusate. Buongiorno a tutti e grazie dell’invito.
Per quest’oggi avevo preparato una presentazione tecnica con alcune slides ma se non vi dispiace ho cambiato idea e vorrei parlarvi a braccio. Tema della giornata è: Cos’è la montagna?
Per me la montagna è sentimento ed emozione. Oggi per me la montagna sono le mie radici, è una vecchia stufa di ghisa.
Testo di fantasia realizzato da Stefano Bedognè
Le parole indicate dai nostri amici alla domanda “Cosa rappresenta per te la montagna?” sono state:
Abbraccio |
Amicizia |
Amore |
Bellezza |
Benessere |
Casa (x3) |
Cuore |
Dono |
Emozione |
Estasi |
Familiarità |
Felicità |
Festa |
Fortuna |
Incanto |
Incontro (con il Creato) |
Infinito |
Introspezione |
Lavoro |
Leggerezza |
Libertà (x4) |
Libidine |
Maestosità |
magia |
Meraviglia (x2) |
Montagna = Cattedrale della Natura |
Natura |
Pace (x4) |
Paradiso |
Poesia |
Purezza |
Quiete |
Radici |
Respiro |
Rigenerarsi |
rigenerazione |
Rispetto |
Rispetto |
Scaccia pensieri |
Scoperta (x2) |
Senso di appartenenza |
Serenità (x3) |
Silenzio (x2) |
Simbiosi |
Spensieratezza |
Spiritualità |
Tranquillità (x2) |
Tutto |
Vita (x2) |
E per te? Cos’è la montagna?
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